“C’è da spostare una macchina” è un singolo del cantautore ed attore italiano Francesco Salvi tratto dall’album “Megasalvi”. Diventata un cult di fine anni ’80, il brano è stato la sigla di apertura del “MegaSalviShow”, ha venduto oltre 120mila copie fisiche (disco d’oro dell’epoca) ed ha raggiunto il primo posto in classifica e il quarto tra i singoli più venduti dell’anno.
Lo stile della canzone è in perfetta sintonia con le sonorità dell’epoca, ma nel brano vi è anche un giro preso da “Dancer” di Gino Soccio, produttore discografico, compositore e disc jockey canadese di origine italiana.
Una piccola premessa. Questo, è uno dei tanti casi in cui le canzoni riprendono parti “tali e quali” di altri brani, con il dubbio se il plagio possa viaggiare sul filo dell’illegittimità.
A volte, infatti, per tutelarsi da citazioni in giudizio per plagio, potrebbe bastare una semplice citazione alla canzone originale (come hanno fatto gli U2 con “Atomic City”, riconoscenso nei credits la paternità del ritornello a “Call Me” dei Blondie) senza chiedere, tuttavia, un preventivo consenso agli aventi diritto anziché utilizzare il c.d. “campionamento” (sampling) non autorizzato, con il rischio di violare sia i diritti relativi alla registrazione dell’opera, sia violare i diritti sull’opera musicale in sé.
Detto ciò, su web si narra che i produttori di Francesco Salvi (Roberto Turatti, Mario Natale, Stefano Pulga) spesso si ispiravano ad altri brani dance dell’epoca.
E se sul bollettino Siae di “C’è da spostare una macchina” come compositori vi sono Salvi, Turatti, Natale e Melloni Silvio e come editori Reti Televisive Italiane Spa e Riverrecords Srl, a nostro avviso la mancata citazione dell’eventuale utilizzo del sampling di “Dancer” è stata un’occasione sprecata.