Ormai sono anni che se ne leggono di cotte e di crude sul brano “Fiumi di parole” dei Jalisse, vincitore dell’edizione 1997 del Festival di Sanremo.
Contro la canzone si alzò il maxi polverone del plagio ai danni di “Listen to your heart”, un motivo lanciato nel 1988 dal duo svedese Roxette: programmi televisivi e radiofonici gareggiarono per giorni nel censurare la somiglianza tra i due brani, attraverso montaggi e accostamenti maliziosi delle frasi musicali affini, resi molto più fruibili anche dagli utenti del web pochi anni più tardi.
La casa discografica del duo svedese, all’epoca, riferì che la questione riguardava esclusivamente aspetti editoriali, rimettendo ogni eventuale decisione in merito agli autori ed editori dei due brani ai quali spettava di competenza la tutela dei relativi diritti.
Sta di fatto che gli autori di “Fiumi di parole” non ebbero grane legali per la loro canzone, a differenza dei Roxette, accusati dal gruppo femminile canadese Heart di avere copiato proprio il ritornello di “Listen to your heart” da un brano del loro repertorio, “What about love” del 1985, canzone però originariamente registrata dalla misconosciuta rock band canadese Toronto nel 1982 e portata tre anni dopo al successo dagli Heart.
Dietro alle bordate contro i Jalisse, come riporta il libro “Anche Mozart copiava e plagiava i Beatles” di Michele Bovi, si coglieva altresì l’appetito di colpire la loro produttrice, Carmen Di Domenico, compagna di Sergio Bardotti, uno degli autori nella squadra Rai del Festival.
Bardotti, tra i più colti e apprezzati parolieri italiani, produttore discografico e ideatore di programmi televisivi di successo, poteva stimolare impulsi di rivalsa. Ferire i Jalisse definendoli “raccomandati”, alludendo al rapporto tra Carmen Di Domenico, e lui significava soprattutto graffiare la reputazione dell’autore.