«Il lavoro? Terapeutico»
Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, rivela che fare il musicista lo aiuta a stare lontano dal dottore.
La scomparsa del fratello, la malattia del padre e i problemi con la compagna, con cui vive da quindici lunghi anni. Sono alcune delle sfide che Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, ha dovuto affrontare in questi ultimi suoi anni. E che oggi scopriamo forse sono stati, in parte, superati anche grazie proprio al suo lavoro. Rispondendo a un giornalista che lo ha appellato come moderno "sciamano", a margine della conferenza stampa che ha preceduto la consegna del premio Mogol, che si è aggiudicato per la canzone "Fango", inserita nell'album "Safari", Jovanotti ha rivelato che per lui il suo lavoro è terapeutico. «Non pretendo attenzione dal mondo, se lo facessi sarei un pazzo. Certo se arriva poi me la godo, ma il mio lavoro viene prima ed è terapeutico... mi impedisce di finire dal dottore». «In effetti nella definizione sciamano un po' mi ci riconosco - ha continuato il cantautore -. Ho terminato ieri il mio giro nei palazzetti che è stato quasi un rito collettivo... Diciamo che questa è una cosa sulla quale mi sto interrogando».
Riguardo al premio Mogol per il miglior testo italiano, riconoscimento istituito dall'Assessorato istruzione e cultura dalla regione Val d'Aosta per valorizzare la cultura popolare, ricevuto al Forte di Bard svela: «Per me è come un Oscar, anzi un Nobel. Fango è il testo dei miei quarant'anni, un'età che mi offre il privilegio di poter scrivere e provare questa cosa che a 30 non avrei potuto provare. Mi crea un po' di imbarazzo essere premiato da una giuria che fa parte della mia vita: Mogol è una delle prime parole che si imparano, ascolto la Palombelli tutti i giorni alla radio, con Linus, siamo cresciuti insieme e Cazzullo è un giornalista eccezionale. Anche rispetto agli altri finalisti e' una soddisfazione: aver battuto Ligabue è una bella cosa, lui ne sforna di canzoni...". "È come trovarsi in una metafora - ha confidato Lorenzo Cherubini - sembra quando ci si dice: hai scritto una bella canzone, ma chi sei, Mogol? Per me è un'emozione indescrivibile, Mogol ha scritto le più belle canzoni, ha attraversato le epoche musicali in modo trasversale, avendo successo. E il successo è qualcosa che succede dentro e non si stacca più". (Libero News)
Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, rivela che fare il musicista lo aiuta a stare lontano dal dottore.
La scomparsa del fratello, la malattia del padre e i problemi con la compagna, con cui vive da quindici lunghi anni. Sono alcune delle sfide che Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, ha dovuto affrontare in questi ultimi suoi anni. E che oggi scopriamo forse sono stati, in parte, superati anche grazie proprio al suo lavoro. Rispondendo a un giornalista che lo ha appellato come moderno "sciamano", a margine della conferenza stampa che ha preceduto la consegna del premio Mogol, che si è aggiudicato per la canzone "Fango", inserita nell'album "Safari", Jovanotti ha rivelato che per lui il suo lavoro è terapeutico. «Non pretendo attenzione dal mondo, se lo facessi sarei un pazzo. Certo se arriva poi me la godo, ma il mio lavoro viene prima ed è terapeutico... mi impedisce di finire dal dottore». «In effetti nella definizione sciamano un po' mi ci riconosco - ha continuato il cantautore -. Ho terminato ieri il mio giro nei palazzetti che è stato quasi un rito collettivo... Diciamo che questa è una cosa sulla quale mi sto interrogando».
Riguardo al premio Mogol per il miglior testo italiano, riconoscimento istituito dall'Assessorato istruzione e cultura dalla regione Val d'Aosta per valorizzare la cultura popolare, ricevuto al Forte di Bard svela: «Per me è come un Oscar, anzi un Nobel. Fango è il testo dei miei quarant'anni, un'età che mi offre il privilegio di poter scrivere e provare questa cosa che a 30 non avrei potuto provare. Mi crea un po' di imbarazzo essere premiato da una giuria che fa parte della mia vita: Mogol è una delle prime parole che si imparano, ascolto la Palombelli tutti i giorni alla radio, con Linus, siamo cresciuti insieme e Cazzullo è un giornalista eccezionale. Anche rispetto agli altri finalisti e' una soddisfazione: aver battuto Ligabue è una bella cosa, lui ne sforna di canzoni...". "È come trovarsi in una metafora - ha confidato Lorenzo Cherubini - sembra quando ci si dice: hai scritto una bella canzone, ma chi sei, Mogol? Per me è un'emozione indescrivibile, Mogol ha scritto le più belle canzoni, ha attraversato le epoche musicali in modo trasversale, avendo successo. E il successo è qualcosa che succede dentro e non si stacca più". (Libero News)