Acquiesce (1995) vs Io resto quì (1994) – Oasis vs CospiraAcquiesce (1995) vs Io resto quì (1994) – Oasis vs Cospira
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Uno dei casi di plagio musicale più discussi degli ultimi anni ha coinvolto “Blurred lines”, una canzone del 2013 di Robin Thicke in collaborazione con Pharrell Williams, che ebbe un successo straordinario.
La canzone fu criticata, oltre perché aveva un video molto esplicito con modelle nude e perché aveva un testo molto maschilista, perché il giro di basso e l’accompagnamento ritmico all’inizio della canzone sono praticamente uguali a quelli di “Got to give it up”, una canzone del 1977 del cantante Marvin Gaye, così come anche vi sono somiglianze fra le linee vocali e le voci in sottofondo nonché vi è lo stesso “campanaccio” ossessivo.
Dato che Marvin Gaye morì nel 1984, a fare causa a Thicke fu la sua famiglia. La sentenza fu una delle più severe di sempre: Thicke e Williams dovettero pagare 5,3 milioni di dollari alla famiglia di Gaye, e devolverle il 50% dei diritti sulla canzone.
tratto da Ilpost.it
Gino Paoli ha sempre dichiarato di aver composto la canzone “Sapore di sale” nel 1962 a Capo D’Orlando (ME) per poi affidarlo alla RCA Italiana per la successiva registrazione. E non c’è dubbio che la canzone sia un lampo di luce, uno stacco dalla realtà come dovrebbe essere una vacanza estiva e che oggi non si confeziona più bene come una volta.
Ma proviamo ad ascoltare “Le rock de nervald” di Serge Gainsburg. Che canzone ci ricorda? Ebbene sì, proprio lei…. proprio quella bella canzone che sembra essere nata nel suddetto comune siciliano.
Il brano di Gino Paoli, per l’occasione accompagnato (è giusto citarlo) dall’orchestra di Ennio Morricone, viene pubblicato nel 1963 mentre Serge Gainsburg pubblicò la sua “Le rock de nervald” ben due anni prima all’interno dell’album “L’etonnant Serge Gainsbourg”.
Le melodie su strofa e ritornello nonché il tempo in 6/8 sono molto, ma molto simili in entrambi i brani, fatta eccezione per la tonalità.
Ma come è potuto accadere? La leggenda narra che Gino Paoli è sempre stato innamorato della musica francese tant’è che nel suo primo album (1961) riprese una canzone francese del 1952 (“Un jour tu verras”) e l’anno successivo pubblicò un 45 giri con la cover di un pezzo di Charles Aznavour, “Il faut savoir”, che nella sua versione diventa “Devi sapere”, e sul retro “Non andare via” (“Ne me quitte pas” di Jacquel Brel).
Insomma, una vera folgorazione per la musica francese.
“Y’all want a single” dei Korn è un grido di battaglia per la libertà artistica e l’espressione onesta di sé attraverso la musica. Il messaggio della canzone è chiaro: i Korn non sono disposti a compromettere la propria integrità artistica e conformarsi alle aspettative dell’industria….
… anche se si tratta di copiare una parte di canzone a Max Pezzali (“Ma perché”, 883). Incredibile, ma vero! Provate ad ascoltare il confronto: le strofe sono uguali, identiche.
Saremo brevi: il “bel canto” italiano (anche nel pop) ha ispirato e ispira tutt’oggi diversi musicisti stranieri mettendosi alla prova (o rischiando, a volte, qualche minaccia per plagio).
Il ritornello di “Quale senso abbiamo noi” sarebbe un plagio. Parola di Alberto Carpani, alias “Albert One”, Dj e produttore musicale che denunciò Zucchero per aver “rubato” il ritornello della sua canzone “Sunshine” e di averci costruito sopra “Quale senso abbiamo noi”.
L’accusa di plagio mossa da Albert One non sarebbe caduta né dal cielo, né dal web. Come spiega lo stesso Dj, “Abbiamo richiesto due perizie ed entrambe hanno concluso che i due ritornelli sono proprio uguali. La cosa più significativa è che il nostro caso è stato oggetto anche di un sondaggio e il risultato è stato che il 95% dei votanti ha risposto che le parti delle due canzoni sono identiche”. E continua “Ho sperato per mesi che la questione venisse risolta in via stragiudiziale”.
La vicenda si concluse nel 2018 con la sentenza n. 6509/2018 del Tribunale di Milano, con la quale Zucchero, Tricarico e la Universal Music Group vennero completamente assolti.
In particolare, si legge su Wikipedia, il Consulente Tecnico d’Ufficio concluse “affermando l’insussistenza del requisito dell’originalità dell’opera musicale, trattandosi di un frammento del tutto comune e ampiamente sfruttato in ogni genere e ambito musicale”.
Infatti, il frammento incriminato lo si trova in “Doot-doot” del gruppo britannico Freur (1983) e, andando molto indietro negli anni, nel “Concerto per pianoforte n. 1 in si bemolle minore, op. 23” di Petr Ilic Cajkovskij (1874) e in “Wachet auf, ruft uns die stimme” di Johann Sebastian Bach (1731).
E, pertanto, il Tribunale di Milano ritenne “non tutelabile il breve nucleo melodico, in quanto banale e diffusissimo (tanto da essere utilizzato anche da compositori classici oltremodo risalenti), risultando pertanto privo di effettiva originalità» e rigettando «la domanda attorea per la carenza di originalità del ritornello di cui si è lamentato il plagio e per la presenza di sostanziali differenze tra i due brani, in particolare, della componente armonica”.
Piccola curiosità. Prima del fattaccio, l’ex casa discografica di Zucchero, la Polygram, avrebbe commissionato agli stessi produttori e co-autori di “Sunshine” i remix dei brani “Per colpa di chi” e “Povero Cristo”.